Tutto il mondo è in fermento in attesa del prossimo 27 aprile, quando Papa Giovanni Paolo II, insieme a Papa Giovanni XXIII, sarà canonizzato. Wojtyla, il papa viaggiatore, il papa della sofferenza, il papa dei giovani sarà dunque ufficialmente Santo. Papa Francesco, in un suo recente intervento, ha affermato che “Giovanni Paolo II è un missionario, un uomo che ha portato il Vangelo dappertutto. Viaggiava tanto. Sentiva questo fuoco di portare avanti la parola del Signore. È un san Paolo, è un uomo così; questo per me è grande!”
Tutti hanno amato e hanno conosciuto il Karol Wojtyla papa, ma in pochi hanno avuto l’opportunità di conoscere il giovane Karol; l’uomo semplice, che viaggiava per le campagne polacche in bicicletta insieme ai suoi amati ragazzi; l’uomo che ha lavorato alla Solvay e che doveva tenere nascosta la sua vocazione e il suo amore per Cristo.
“E’ ancora chiara nella mia mente la prima volta che ho incontrato Don Karol; era il 1951, io ero poco più che un ragazzo e con gli altri giovani universitari ci incontravamo nella chiesa di San Floriano a Cracovia per cantare nel coro, da lui diretto. Padre Karol era già dotato di un grande fascino e di un’infinita bontà; era fisicamente forte e di carattere aperto, un gran lavoratore. Trattava i giovani in un modo speciale ed era sempre contento di poter trascorrere del tempo con loro.” Chi racconta è Stanislaw Rybicki, uno dei giovani che all’inizio degli anni ’50 frequentava la parrocchia dell’allora Don Karol e partecipava con tanti altri ragazzi alle escursioni in montagna che il giovane parroco organizzava.
Questi momenti di spensierata allegria sono stati fermati su pellicola dal giovane Stanislaw e sono ora raccolti in una mostra fotografica, “Karol Wojtyla. L’uomo e la sua terra“, proposta dall’Associazione Anima Media di Cracovia ed ora in gestione alla Fondazione Dominato Leonense di Leno (Bs).
Sono fotografie di grandi dimensioni, risalenti agli anni fra il 1952 e il 1954, che ci raccontano un Karol con pantaloni corti, in mezzo ai boschi, vicino ad un ruscello, sulla canoa e sulle piste da sci, in bicicletta nella campagna e sempre in compagnia dei suoi amici, dei suoi studenti. Era il periodo in cui la Polonia era schiacciata dal comunismo; le regole del regime non permettevano che un parroco viaggiasse in abiti civili, soprattutto in compagnia di ragazze, perciò i giovani evitavano di chiamarlo “padre”, inventandosi il soprannome “Zio”.
Trovandosi davanti a queste splendide immagini, si ha la sensazione di entrare nella dimensione umana e personale di un grande uomo che ha fatto la storia. Una mostra quindi colma di emozioni e senza dubbio unica nel suo genere. Accompagnano l’esposizione due filmati: il primo raccoglie la testimonianza reale di un giovane Karol, il secondo racconta la Polonia degli anni ’50, riversata nelle strade consapevole che sarebbe iniziato in quel momento il cammino verso la libertà e lo sviluppo economico, sociale e culturale.
“Karol Wojtyla. L’uomo e la sua terra” è una mostra rivolta non a chi cerca l’arte fotografica, ma a tutti coloro che non temono il tuffo nel passato, il vento delle emozioni, a chi è disposto a lasciarsi “prendere il cuore” dai piccoli e comuni gesti che scandivano la vita di un giovane parroco che ha poi giocato un ruolo di primissimo piano in uno dei momenti più significativi della storia dell’umanità.
La mostra, in Italia dal 2007, è stata esposta all’interno di musei, presso istituzioni pubbliche e private, nelle parrocchie. Chiunque volesse maggiori informazioni a riguardo, può contattare la Fondazione Dominato Leonense all’indirizzo e-mail info@fondazionedominatoleonense.it oppure chiamando i numeri 030-9038463 / 331-6415475.