Campagne di Scavo

Le campagne di scavo che si sono succedute tra il 2002 e il 2010 sul sito di Villa Badia hanno permesso di ricostruire l’evoluzione delle chiese monastiche, cioè del cuore monumentale del grande monastero benedettino.
La successiva campagna archeologica del 2014-2018, e che proseguirà anche nel 2019, ha iniziato invece ad esplorare un altro essenziale aspetto della storia medievale del centro lenese, vale a dire l’abitato che già prima del Mille si estendeva tra il complesso del monastero ed il castello che si allargava attorno alla chiesa parrocchiale dei Ss. Pietro e Paolo.

L’area d’indagine, un lotto stretto e lungo situato a nord di Villa Badia e del suo parco, era nel Settecento la vigna del monastero e divenne poi parte del sedime della Villa.
Livelli di terreno legati da rapporti stratigrafici complessi, resti lignei perfettamente conservati, lacerti murari e tracce di imponenti vie d’acqua, emersi nella nuova campagna di scavi, hanno messo nelle condizioni i ricercatori di porsi interrogativi nuovi, per la prima volta non più strettamente legati alla storia del monastero, ma orientati a testimoniare la vita dell’abitato in età alto e basso medievale. 

Le indagini condotte dalla Soprintendenza Archeologica hanno consentito di identificare il “cuore” del sito, l’area più importante dove si collocava il monastero medievale, mentre quelle condotte dal 2014 al 2017 hanno permesso di capire lo sviluppo in estensione della grande area a nord degli edifici dell’abbazia.

Dagli scavi archeologici condotti sembra emergere con una certa evidenza come le fasi tra il maturo IX secolo e l’XI/XII secolo divengano decisive nel delineare gli spazi e l’organizzazione del complesso: in questa fase si delinea infatti un primo vero momento riconoscibile di pianificazione e organizzazione dell’area. Edifici, palificate lignee, riporti e scarichi rivelati dalla successione degli interventi nelle aree spondali mostrano una consistente attività di impianto delle strutture, manutenzione e risistemazione. L’area occupata dalle strutture altomedievali risulta molto estesa e articolata. È possibile ipotizzare, sulla base delle ricerche effettuate, come il settore più settentrionale rappresenti un’area produttiva-funzionale rispetto a quella centrale di Villa Badia, dove si raccolgono le testimonianze più significative delle chiese e degli spazi di culto.

Numerosi dati sono stati raccolti sulle caratteristiche dell’ambiente circostante all’abbazia: boschi di querce dovevano estendersi nella bassa pianura, sfruttati per l’allevamento dei maiali, ma anche per la costruzione delle strutture residenziali o produttive del monastero. Si coltivavano nei terreni di proprietà di Leno vari cereali, tra cui la segale, il sorgo e ovviamente il frumento.

Si tratta di un insieme di dati molto importanti per i secoli che dall’alto medioevo giungono sino al XIII secolo, non solo legati alla ricostruzione topografica del sito, ma anche utili a ricostruire il paesaggio circostante – profondamente mutato -, dell’economia e della società dell’epoca.

Dopo gli scavi del quadriennio 2014-2017, che hanno confermato la presenza nella zona nord di strutture connesse all’antico monastero di Leno e che raccontano la relazione dell’abbazia benedettina con l’abitato e l’ambiente circostante, la campagna scavo 2018 ha insistito su una porzione di terreno dalla quale sono emerse strutture antecedenti all’abbazia, che sembrano legarsi all’antico cenobio e condizionare l’origine stessa del monastero.

Le prime ipotesi portano a pensare che si tratti di un grande edificio di oltre 200 metri quadri, costruito con tecnica in pietra, databile tra il VII e l’inizio dell’VIII secolo. Si tratta di un ritrovamento straordinario, unico in tutta Italia per quel periodo, che racchiude in sé una storia ancora tutta da capire, ma che ci fa ipotizzare che tale struttura possa arrivare ad estendersi per oltre 500 metri quadri. Si tratta di un edificio di ottima qualità ed è certamente ipotizzabile fosse appartenuto ad una famiglia d’alto rango: in un periodo storico in cui la totalità degli edifici era costruito con materiale ligneo, il ritrovamento di una struttura in ciottoli e laterizi legati con malta e terra è una scoperta davvero eccezionale.

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