Incontro del 12 ottobre 2011
Relatore: Simona Gavinelli – Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia
Titolo: LA BIBBIA DI LENO
Il contesto storico nel quale si inserisce la produzione del sacro libro a Leno è il periodo compreso tra il XI e XII secolo. All’inizio del XI secolo, nello specifico, si inizia, dopo la dominazione carolingia, ad uscire dalla dimensione europea dell’impero e comincia il movimento che, con Papa Gregorio, porterà ad un rinnovamento della Chiesa. Con la riforma gregoriana, che lottava contro la simonia e il concubinaggio del clero, viene anche riveduta la regolamentazione sul prelevamento delle decime: questo nuovo regime porta al monastero nuovi introiti e diviene motivo per il quale si assiste all’incremento della produzione di libri stampati, oltre che alla ristrutturazione e alla nascita di nuove chiese e cenobi.
Con il termine Bibbia, ai tempi dei monasteri benedettini, si indicava sia il libro sacro della tradizione cristiana sia la biblioteca. Proprio così. La biblioteca rappresenta un insieme di libri e la Bibbia medioevale era proprio quello: un insieme di tomi rilegati, che venivano utilizzati per la preghiera e non solo.
Grazie alla Bibbia, infatti, i monaci imparavano a leggere e a scrivere, ma soprattutto apprendevano il latino: il manoscritto aveva quindi una funzione religiosa, ovvero l’utilizzo del testo per la lettura liturgica, formativa quindi insegnamento della lingua e conoscitiva, orientata al comprendere meglio il volere di Dio per la predicazione al popolo.
Fonti storiche sottolineano a tal proposito che i monaci del monastero di Leno avevano un’attività pastorale, motivo per il quale litigarono ripetutamente con il Vescovo di Brescia.
L’origine dell’incunabolo era desumibile solitamente dalla nota di possesso che veniva attaccata al manoscritto dall’abate del cenobio; nel caso tale contrassegno non era presente, si procedeva con una valutazione dei Santi che comparivano nel testo.
Un esempio. Dal nome dei santi patroni nominati era possibile stabilire la provenienza del libro: se nel manoscritto erano citati i nomi di San Faustino e Santa Giulia, con molta probabilità quel libro era originario dalla zona di Brescia, dove i due santi erano venerati.
Per quel che riguarda la provenienza della Bibbia di Leno, una nota posta dall’abate Andrea del 1377 ne certifica l’origine lenese: si tratta di un contrassegno piuttosto lunga, scritto su almeno quattro righe, nella quale si parla del ritrovamento del testo sacro (si presume fosse stato smarrito o rubato).
Come veniva fatto un libro? Per realizzare un manoscritto si utilizzavano differenti materiali.
La pergamena che formava le pagine della Bibbia proveniva nella maggior parte dei casi da pelle di ovini, capre soprattutto; quelle meno pregiate erano di pecore, ancor più raro l’utilizzo di pelle di cavallo, di asini e di buoi.
Per quanto riguarda i colori delle miniature, ovvero i capilettera colorati e di pregiate fattezze, si trattava di tinte ricavate da animali (ad esempio nero di seppia, ..) e, per i monasteri più ricchi, da materiali preziosi (oro, lapislazzuli, …), tenuti insieme mediante albume d’uovo.
Dapprima la parte liquida del colore era ottenuta mediante una mistura di acqua e di vino, ma col tempo si iniziò ad utilizzare l’olio, tecnica di derivazione fiamminga (come tanti abati che si sono succeduti a Leno) perché offriva una maggiore tenuta dell’inchiostro che non lasciava così macchie lasciando una scrittura ben delineata.
Per quanto riguarda la Bibbia di Leno, il manoscritto è un “ottateuco”, ovvero contiene i primi otto libri della Bibbia (dal libro della Genesi al libro del Profeta Ruth) e il libro veniva utilizzato soprattutto per la lectio continua per il tempo quaresimale.
La scrittura era grossa e sono due le parti della quale si compone il manoscritto.
La prima è databile intorno alla prima metà del XI secolo e lo stile con la quale è stata manoscritta è molto simile a quello della Bibbia di S. Pietro in Monte Ursino di Serle; una seconda parte risale invece alla metà del XII secolo, presenta una scrittura più articolata con gusto cromatico dei capilettera.
Sempre della fine del XII secolo è l’aggiunta di alcuni fascicoli sulla vita di Santa Giuliana.
E’ presumibile pensare che una prima Bibbia, più antica e meno stilisticamente articolata, si sia in parte sfasciata e che sia stata nel corso del secolo successivo reintegrata con una parte più nuova.
La stesura del prezioso manoscritto di Leno si inserisce in una serie di eventi che hanno caratterizzato il lasso di tempo che va dal 1200 al 1300.
Il secolo XI è il periodo nel quale l’abate Richerio, dopo essere stato a Leno ritorna a Montecassino: è dunque lecito e possibile pensare che la produzione di manoscritti di Montecassino, che aveva subito una crisi in quegli anni, torni ad essere florida proprio dopo che Richerio porta la sua esperienza di Leno nella terra cassinese.
Il secolo XII invece è il periodo del Vescovo Manfredo, che in un periodo molto agitato per la Chiesa bresciana, riuscì a dare un rilancio a tutte le istituzioni episcopali presenti.
Per quanto riguarda i testi di quel periodo, i primi manoscritti presentano una tipologia di ornamento più povero, con colori più tenui e figure di tralci, mentre quelli temporalmente successivi propongono invece un tipo di scrittura più articolata e complessa, colori più vivi, rappresentazioni floreali e animali.
Lo stile della Bibbia di Leno rappresenta al meglio lo stile dell’epoca in cui è stata realizzata, sia per lo scritto che per le miniature, dai pochi colori, che riempiono solo lo spazio all’interno del fregio, con miniatura dal carattere geometrico, e con la presenza qua e là di animali strani e mostruosi e di foglie inventate per arricchire la decorazione.
Al di là dei momenti di crisi dei monasteri, il libro è diventato negli anni elemento di potere: anche un’istituzione religiosa come la Chiesa cerca di imitare i movimenti e le scenografie tipiche dell’impero. E’ così che iniziano a nascere libri e manoscritti sempre più preziosi e decorati.
Tanto più il libro era decorato, tanto più era prezioso.
Pietre, oro, scritte articolate, coperte e legature preziose, miniature, carta ricercata e colori con oro e lapislazzuli sono solo alcuni degli abbellimenti che assume il libro e che rendono il manoscritto sempre più pregiato.
C’e ancora una domanda da evadere: la Bibbia di Leno è stata effettivamente prodotta a Leno oppure è stata manoscritta altrove e solo in seguito portata a Leno?
Non c’è certezza che la Bibbia sia stata prodotta a Leno però esistono molti elementi che fanno pensare che sia originaria del posto. Ogni comunità monastica aveva la sua Bibbia ed era assolutamente autonoma quanto a manoscritti, ma soprattutto non si trovano nella Bibbia di Leno elementi stilistici e grafici estranei che facciano pensare che sia stata scritta altrove: i colori, la tecnica, l’inchiostro e il tipo di pergamena riconducono assolutamente ad una manifattura bresciana.
E’ un pezzo pregiato di storia che aiuta ancor meglio a comprendere quanto fosse importante il Dominato dell’abazia di Leno su gran parte del Nord Italia.