L’incontro con la stampa avvenuto mercoledì 24 giugno in Villa Badia chiude un’altra porzione di indagine archeologica, condotta nei mesi di maggio e giugno, sul sito archeologico del monastero di San Benedetto in Leno. Un intervento avviato nel 2014, dalla durata triennale, con l’obiettivo di indagare in maniera estensiva le strutture abitative e artigianali rinvenute a breve distanza dai resti dell’abbazia di Re Desiderio.
La terra che ha sostenuto per mille anni la grande abbazia ha ancora tanto da raccontare. Gli scavi preannunciano nuove rivelazione, un importante tassello della storia, non riferibile al solo monastero benedettino o ristretto al territorio, ma che si inserisce nelle vicende della terra dei Longobardi e offre una ricostruzione dei processi mentali e della quotidianità degli uomini e delle donne che vi abitarono. Unico mezzo per comprendere finalità e intenti delle loro azioni che sono state le basi su cui si è sviluppata l’evoluzione, con i riflessi sociali, economici e ambientali, dell’era moderna.
Il progetto, diretto dalla Soprintendenza per l’archeologia della Lombardia e dall’Università degli Studi di Verona – dipartimento TeSIS / Tempo Spazio Immagine Società – è promosso dalla Fondazione Dominato Leonense, con la collaborazione di Cassa Padana e il contributo di Regione Lombardia. Lo scavo di questi mesi ha coinvolto oltre 50 studenti in archeologia proveniente da diversi atenei italiani e stranieri.
“Si tratta di un progetto che ha radici profonde – spiega il presidente della Fondazione Dominato Leonense, Vittorio Biemmi, – è stato avviato da Cassa Padana già nel 2002, con il ritrovamento del monastero Longobardo di San Benedetto, ed è stato portato avanti negli anni successivi dalla Fondazione Dominato Leonense. Quei primi scavi fornirono informazioni preziosissime sulla storia e sulle strutture del cenobio di re Desiderio, informazioni che diedero forza per avviare nuovi studi e approfondimenti sul popolo Longobardo nella Bassa bresciana”.
Andrea Breda, funzionario la Soprintendenza archeologica della Lombardia dei beni preistorici e protostorici, ha ribadito l’importanza dei quasi tre lustri di lavoro archeologico nel sito dell’abbazia: “Lo scavo aperto quest’anno ha un’estensione di 1500 mq, ma è solamente un piccolo passo di una lunga strada che si è appena iniziato a percorrere. In questi 13 anni di attività non si è solo scavato, è stata fatta molta divulgazione e comunicazione sui risultati ottenuti. Sono state organizzate mostre, convegni, attività didattiche e pubblicazioni sia sulla rivista Brixia Sacra che in altre sedi.”scavi 6
Fabio Saggioro, docente di archeologia all’Università di Verona ha illustrato gli obiettivi del nuovo scavo:
– Didattici. Allo scavo hanno partecipato studenti dell’università di Verona e di altri atenei italiani e stranieri. Questo dà conto della dimensione nazionale e internazionale che ha assunto quest’ultimo lavoro archeologico, durato 2 mesi, dal 4 maggio al 26 giugno.
– Archeologici. E’ stata inquadrata la topografia dell’area, individuando le strutture e i corsi d’acqua. Le datazioni al C14 hanno fornito i primi elementi. Le palificazioni ritrovate sono datate X-XI secolo.
– Analisi paleo ambientali. E’ stato fatto il campionamento di depositi, carboni, semi , materiale vegetale, legni e pollini per ricostruire il quadro preciso sull’ambiente che circondava il monastero.
– Sociali. I reperti tornati alla luce hanno aggiunto conoscenze sulla vita che ruotava attorno al monastero e all’ambiente circostante.scavi
Filippo Gambari, Soprintendente per l’archeologia della Lombardia ha ringraziato gli enti e le persone che hanno portato al risultato eccezionale, creando una sinergia unica fra istituzioni diverse che si sono messe a disposizione per un progetto e un risultato comune. “A Leno c’è una Fondazione che esprime al meglio i livelli di eccellenza della ricaduta sul territorio delle piccole Casse” ha detto e ha aggiunto: “Venti di cambiamenti nelle strutture delle Casse rurali, con improbabili accorpamenti, stanno mettendo a rischio questi benefici positivi. In questo progetto hanno cooperato s enza gelosie e rivalità soggetti che non di rado in altre realtà litigano. Una collaborazione eccellente che è il capitale iniziale di un programma che sarà portato avanti e darà grandi risultati.”
Il sito del monastero in Leno deve essere valorizzato, in virtù anche del riconoscimento UNESCO ai siti Longobardi. In particolare in una regione come la Lombardia dove i Longobardi costituiscono la base della sua identità. In virtù di questo esempio è necessario impegnarsi nel collegare in rete i siti dispersi sul territorio, siti differenti fra loro ma legati nella presentazione di resti significati di origine longobarda. Leno può essere un volano d’identità del territorio per presentare la porzione di storia Longobarda in Italia e all’estero. In questa ottica a breve sarà proposta una convenzione tra le forze in campo per dare ancora più vigore all’eccellente lavoro svolto in questi anni”.scavi 7
“Il forte legame tra Cassa Padana e il territorio si intreccia con la mutualità cresciuta negli anni”, gli ha fatto eco Luigi Pettinati, direttore generale dell’istituto di credito lenese, “Fondamenta su cui si costruito un secolo di vocazione della Casse Rurali e che ora non può essere snaturata da decisioni piovute dall’alto. Se l’abbazia di Leno è andata in commenda nel 1400, oggi possiamo affermare che a Leno non ci sarà una seconda commenda”.
Le ricerche estensive e sistematiche sull’area archeologica di Leno sono iniziate nel 2002 con l’avvio degli scavi nella zona di Villa Badia da parte della Soprintendenza ai Beni archeologici. Gli studi mettono in luce la sequenza degli edifici religiosi del monastero benedettino e si estendono nei settori vicini valutando i depositi.scavi 2
Nel 2013 e 2014, di concerto tra Soprintendenza, Università di Verona e Fondazione Dominato Leonense, è stato definito un progetto scientifico di indagine rivolto allo studio complessivo del territorio di Leno con l’obiettivo di valutare non solo la struttura del monastero, ma anche quella dell’abitato circostante e dello sviluppo del paesaggio in età medievale. Nel 2014 sono stati avviati i primi sondaggi esplorativi nell’area settentrionale che sono stati poi ampliati nel corso della campagna 2015.
Il monastero di San Benedetto di Leno, sorto tra la fine del VIII e il X secolo, uno dei più importanti centri monastici dell’Italia settentrionale e dell’Europa. Fondato da re Desiderio nel cuore di un’area a forte concentrazione longobarda riveste nel corso dei decenni successivi un ruolo economico e culturale di grande rilevanza. Studiare il monastero di Leno e il suo territorio significa quindi studiare il paesaggio di un grande centro “europeo” di mille anni or sono.
Di Valerio Gardoni