È il 5 febbraio del 1968 e don Luisito Bianchi fa il suo ingresso in fabbrica, alla Montecatini di Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria. E’ operaio turnista addetto alla lavorazione dell’ossido di titanio. Una scelta coraggiosa, dovuta ad una questione di onestà, dopo tanti anni passati a parlare del lavoro e della sua teologia. Quando ne uscirà saranno passati tre anni, un periodo che lo stesso sacerdote definisce cruciale per la propria vita, che rappresenta “la cerniera delle due ante della mia vita, del prima e del dopo”.
Quel periodo Luisito Bianchi lo ha raccontato per la prima volta nel 1972 nel libro “Come un atomo sulla bilancia”, cronaca fedele dell’immersione in fabbrica, che porta insieme gioia e profonda lacerazione interiore.
A distanza di quarant’anni, la Sironi Editore pubblica il diario di quei tre anni di lavoro, nel quale Don Luisito ha raccolto giorno per giorno le proprie riflessioni e pensieri dando forma a una storia che non smette mai di stupire per la sua straordinaria attualità: “I miei amici – Diari (1968-1970)”.
Domenica 30 marzo, alle ore 17.00, la Fondazione Dominato Leonense di Leno, in provincia di Brescia, ha l’onore di presentare in anteprima il libro, alla presenza di don Luisito Bianchi. La presentazione avrà luogo in Villa Badia,Via Marconi 28 – Leno (Brescia), sede della Fondazione e luogo dove un tempo sorgeva il Monastero di San Benedetto, fondato da Re Desiderio nel 758 e demolito a fine ‘700.
Luisito Bianchi è nato a Vescovato, in provincia di Cremona, nel 1927 ed è sacerdote dal 1950. La sua vita nutre la sua opera: è stato insegnante e traduttore, prete-operaio e inserviente d’ospedale; attualmente svolge funzione di cappellano presso il monastero benedettino di Viboldone (San Giuliano Milanese).
Ha pubblicato: Sfilacciature di fabbrica (1970), Come un atomo sulla bilancia (1972), Dialogo sulla gratuità (1975), Salariati (1980), Gratuità tra cronaca e storia (1982), Dittico vescovatino (2001), La messa dell’uomo disarmato (2003), Simon Mago (2002).
Hanno detto di lui: «Un punto di riferimento per chi ama la letteratura, per i critici e per i lettori che hanno trovato nei libri di questo autore un seme di verità, una parola vera e necessaria» (Avvenire); «Un autore di densissimo spessore umano e spirituale» (La Stampa); «Don Luisito Bianchi è sempre stato ed è un prete “scomodo”, di quelli pronti a mettersi in gioco» (L’Unità).
Il suo libro più famoso, La messa dell’uomo disarmato, diventato caso letterario nel 2003, rappresenta con i mezzi della letteratura un’esperienza per lui profonda e cruciale: la Resistenza. Il dattiloscritto viene letto da alcuni amici, che ne intuiscono il valore e, nel 1989, ne curano la prima pubblicazione, autofinanziata. Il libro comincia così a diffondersi di mano in mano, da amicizia a amicizia e, nel 1991, viene addirittura approntata una ristampa, anch’essa da tempo esaurita. Nel 2003 l’editore Sironi, imbattutosi come tanti in quest’opera straordinaria, la propone al grande pubblico, dove continua a ottenere ampi consensi.