“L’area archeologica legata al monastero di Leno rappresenta una delle realtà più interessanti per gli studi sull’altomedioevo italiano.” Ad affermarlo è il prof. Fabio Saggioro, docente presso l’Università degli Studi di Verona – Dipartimento T.E.S.I.S – che dal 2014 coordina lo scavo archeologico di Villa Badia.
Le indagini dirette dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici negli ultimi 10 anni hanno consentito di definire le strutture degli edifici religiosi del monastero di San Benedetto, sorto nel 758 d.C su volontà di Re Desiderio. Tuttavia, erano ancora da scoprire e studiare le dinamiche con il territorio circostante. Un primo passo verso questa direzione è stato compiuto nel 2013, con i sondaggi realizzati dall’archeologa Denise Morandi – diretti dalla Soprintendenza – che hanno portato alla luce strutture riferibili ad un vasto insediamento.
L’anno successivo, grazie ad una convenzione siglata dalla Fondazione Dominato Leonense con l’Università di Verona e la Soprintendenza per i beni archeologici della Lombardia, è stato avviato un progetto triennale, con l’obiettivo di raccogliere maggiori informazioni sull’insediamento appena scoperto, per comprendere la sua funzione e i rapporti con il monastero stesso.
Le ricerche del 2014 – spiega il prof. Saggioro – si sono concentrate su due distinti settori dell’area Nord del parco di Villa Badia, aperti seguendo le tracce dei precedenti sondaggi. Sono state rinvenute alcune strutture costruite con pali in legno ben lavorato, interpretabili come strutture di servizio ad uno o più corsi d’acqua incanalati e regolati dall’uomo per diversi secoli. L’arco cronologico è probabilmente inquadrabile tra l’VIII e l’XI secolo, ovvero il periodo che vide la costruzione delle prime due fasi del monastero di San Benedetto.
Sembrano appartenere ad un momento successivo, tra XI-XIII secolo, le evidenze di un’imponente opera di bonifica visibile su tutta l’area e la costruzione, limitata al settore Est, di nuovi edifici in muratura. Queste attività potrebbero relazionarsi alla vigorosa opera di distruzione delle strutture dell’abbazia e la successiva ricostruzione allargata avvenuta durante il rettorato dell’abate Gonterio. Si tratta di risultati e ipotesi importanti, ma che necessitano di ulteriori confronti e conferme attraverso nuove campagne di scavo.
La validità culturale e scientifica di questo progetto è stata confermata dalla Regione Lombardia, che ha concesso un importante contributo economico nell’ambito del Bando per la promozione di interventi di valorizzazione del patrimonio archeologico e dei siti UNESCO.
Il progetto di ricerca 2015, prosegue il docente veronese, prevede l’apertura di una grande e unica area di scavo, che colleghi i due settori indagati nel 2014, e che si espande in direzione Nord del parco della Villa. Ciò permetterà di chiarire direttamente i dubbi legati ai depositi finora rilevati e di avanzare verso la zona che le trincee del 2013 segnalavano come quella più densamente sfruttata dall’uomo e probabilmente collegata all’area dell’insediamento. Grande attenzione verrà riservata allo studio delle ceramiche e in generale dei materiali antichi, alle analisi ambientali soprattutto legate ai reperti vegetali (legni, semi, pollini) e alla restituzione grafica e fotografica con tentativi di ricostruzione 3d delle evidenze.
L’indagine archeologica condotta a Leno ha una doppia valenza: oltre ad ampliare le conoscenze di questo importante sito storico, ha una funzione anche didattica.
La prossima campagna, che durerà circa 2 mesi, verrà aperta alla partecipazione di studenti afferenti non solo all’ateneo veronese, bensì di molte università nazionali. La sfida è allargare la squadra di ricerca e formare giovani studenti verso la professione, sia nel lavoro di scavo manuale, che nelle attività di studio e classificazione dei materiali. Le indagini si suddivideranno in turni di almeno due settimane e circa 20 studenti ciascuno, in modo da offrire da una parte una certa continuità al lavoro, dall’altra la possibilità di coinvolgere un alto numero di studenti in questa importante esperienza.
Negli anni abbiamo assistito ad un aumento dell’interesse per questo sito di incredibile importanza storica, archeologica e culturale. L’avvio di una campagna triennale offre un’ulteriore spinta in questa direzione, confermando la volontà della Fondazione Dominato Leonense che, con il supporto di Cassa Padana, sin dalla sua nascita promuove la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio storico-archeologico del territorio in cui opera.
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