Immersa nel verde della pianura, lungo la strada provinciale 68 che collega Leno e Calvisano, località Pluda, si trova la Chiesa dedicata ai Santi Nazaro e Celso, primi martiri cristiani uccisi a Milano dall’imperatore Nerone.
Il 29 marzo 2007, gli eredi di Leopoldo Gatti hanno donato a Fondazione Dominato Leonense ETS la chiesetta dei Santi Nazaro e Celso avviando così la rinascita di un luogo che per secoli è stato il punto di riferimento per gli abitanti delle cascine circostanti e non solo.
Al momento della donazione la Chiesa si presentava mutilata del tetto, della pavimentazione e dell’altare, a un passo dal crollo.
Fondazione Dominato Leonense ETS, con la preziosa collaborazione degli abitanti della località Pluda e di Cassa Padana BCC, ha dato avvio a una lunga e impegnativa operazione di restauro.
Tra il 2007 e il 2009 sono state condotte due campagne scavo coordinate dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia. Grazie a queste campagne scavo si è riusciti a ricostruire l’evoluzione e le fasi di vita di questo luogo.
Durante gli scavi sono stati riportati alla luce i resti di una grande villa romana rustica, di età compresa fra il I secolo d.C. e il IV secolo d.C.. Lo scavo ha rivelato la presenza di due fasi di vita della Villa. Della prima fase è rimasto ben poco: un muro di notevoli dimensioni che si ritiene dovesse fungere da delimitazione rispetto a un’area con caratteristiche o destinazioni diverse e una struttura articolata intorno ad un foro centrale, una probabile testimonianza delle attività artigianali che venivano svolte.
Della seconda fase sono invece visibili tre ambienti di dimensioni diverse e all’esterno di questi sono state rinvenute tracce di alcuni pilastri che fanno pensare alla presenza di un porticato. Due dei tre ambienti hanno restituito tracce di pavimentazioni, delle quali la più significante è quella composta da tavelloni di cotto conservati discretamente nell’angolo sud-ovest dell’area. Queste evidenze unitamente al cocciopesto degli ambienti contigui lasciano pensare che questi spazi fossero destinati allo svolgimento delle attività artigianali.
Questo sito è stato frequentato anche durante i difficili anni di transizione tra l’Età Romana e l’Alto-medioevo. Dalle evidenze è emerso che la Villa venne abbandonata e sulle macerie di questa vennero costruite alcune capanne di legno. La presenza di alcune buche sparse sulla superficie usate per l’alloggiamento dei pali di legno e la creazione di due focolari, uno ben strutturato e l’altro con una sottile preparazione in ciottoletti, lasciano presupporre che i tre ambienti precedenti siano stati frammentati per ricavarne ambienti più piccoli.
Nel V secolo venne costruita la prima chiesa di dimensioni poco inferiori a quella attuale e con il medesimo orientamento est/ovest, a differenza degli ambienti della villa rustica. Di pertinenza dell’edificio sono state rinvenute due piccole strutture interpretabili come arredi liturgici fissi, una fondazione appena visibile lungo il lato est a forma semicircolare (catino absidale) e una sepoltura alla cappuccina in cassa di laterizi posta all’esterno lungo il muro perimetrale ovest.
La fase successiva alla costruzione della prima chiesa, tra il VII e VIII secolo, è costituita dall’edificazione di altre abitazioni. Sono stati riconosciuti due edifici, entrambi con fondazione in muratura e alzati presumibilmente in legno, legati stratigraficamente a numerose buche per il sostegno dei pali che costituivano il completamento degli ambienti stessi. Hanno sicuramente cronologie diverse dal momento che uno si sovrappone all’altro.
In seguito a questa fase di capanne troviamo la costruzione di una nuova chiesa, la seconda, della quale è stato portato alla luce il muro dell’abside. L’edificio aveva le stesse dimensioni laterali e la stessa lunghezza della chiesa attuale. Sono state ritrovate quattro vasche per la lavorazione della calce viva relative al cantiere per la realizzazione del pavimento. Della struttura della chiesa nel suo complesso non restano altre evidenze da annotare se non la presenza di un piccolo altare laterale in muratura, visibile lungo il tratto di muro che si diparte dell’emiciclo absidale verso nord.
La terza chiesa, l’attuale, databile tra la fine dell’alto-medioevo e l’inizio dell’età romanica, presenta sull’esterno buona parte della muratura originale, caratterizzata dalla disposizione a spina-pesce, seppur con i segni di innumerevoli trasformazioni successive: il portale tardo cinquecentesco, le specchiature decorative lungo tutto il perimetro e una monofora tamponata di piccole dimensioni lungo il lato sud. Della casa del curato, struttura contigua alla chiesa, rimane solo la fondazione. Era stata costruita in mattoni e ciottoli posti di piatto, di taglio e a spina-pesce come la parte più antica della muratura dell’edificio sacro.
Della Chiesa attuale abbiamo un primo riferimento che risale al 1194 e lo troviamo sul volume “Dell’Antichissima Badia di Leno” di Francesco Antonio Zaccaria in cui viene citata una celebrazione fatta dall’abate di Leno. Altre notizie le abbiamo da alcuni atti delle visite pastorali conservati presso l’archivio vescovile di Brescia e in alcune relazioni parrocchiali. Nel 1580 S. Carlo Borromeo visitò la chiesa e annotò: “Nella chiesa di S. Nazaro vi è un solo altare, ci è annessa una casa e un pezzo di terra. Di tanto in tanto si celebra messa”.
Nel 1800 la chiesetta campestre si presentava così: “lunga 15m, larga 8,70m, alta a monte e a mezzodì 5,60m, alla colma 6,60m; col pavimento in cotto. L’apertura di ingresso a sera con sopra una finestra rotonda del diametro di 80cm, la torre è alta 9,60m, e larga 1,10m appoggiata alla chiesa con una campanella di bronzo di pesi 7”.
Nel 1880 la Chiesa diventa di proprietà comunale e comincia ad avere i primi segni di cedimento. Si decide quindi di venderla ai signori Borsa e Crosti per la cifra di 1390 lire. I passaggi successivi non sono molto chiari.
All’inizio degli anni ’90 circa 80 famiglie di Leno, soprattutto residenti in località Pluda, avevano preso a cuore le sorti della chiesetta, creando un gruppo che aveva l’obiettivo di rintracciare i legittimi proprietari ed avviare le operazioni di restauro. Il gruppo aveva interpellato anche la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, per concordare un progetto di recupero.
La Soprintendenza, in una lettera datata 7 aprile 1994, confermava che “l’edificio documentato dal XII secolo come oratorio della grande Abbazia altomedievale di San Benedetto, e l’area agricola immediatamente circostante, interessata da affioramenti di materiali che indicando la presenza nel sottosuolo di resti di una villa d’età romana, sono di sicuro interesse archeologico”. Stimolato da queste importanti dichiarazioni, il geom. Carlo Pasini aveva steso gratuitamente un progetto di ristrutturazione. Il comitato aveva anche trovato i fondi necessari alla ristrutturazione ma era comunque necessaria la presenza di un ente giuridico che si assumesse la responsabilità dell’operazione e l’individuazione dei proprietari che all’epoca non riuscì.
Nel settembre 2006 la Fondazione iniziò una nuova ricerca orientata all’accertamento della proprietà che fu identificata nella famiglia Gatti.
Le sorelle Gatti, molto legate a questo edificio storico e desiderose di vederlo splendere di nuovo, si dichiararono subito disponibili a fare una donazione.
Ed è così che il 29 marzo 2007 le sorelle Gatti donarono la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso a Fondazione Dominato Leonense. Al momento della donazione, la Chiesa era in un completo stato di degrado e abbandono e si presentava mutilata del tetto, della pavimentazione e dell’altare.
Con impegno e dedizione Fondazione Dominato Leonense ETS ha restaurato la Chiesa dei Santi Nazaro e Celso restituendo l’antico splendore del luogo.
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