Incontro del 29 febbraio 2012
Relatore: Francesca Morandini, Conservatore Archeologo dei Musei Civici d’ Arte e Storia di Brescia
Titolo: IL MONASTERO DI SAN SALVATORE/SANTA GIULIA E LE TESTIMONIANZE LONGOBARDE DEL BRESCIANO DICHIARATE DALL’UNESCO PATRIMONIO MONDIALE DELL’UMANITÀ
“Longobardi in Italia: i luoghi del potere (568 – 774 d.C.)” è il nome del nuovo sito entrato a far parte della lista dei luoghi patrimonio dell’umanità dell’Unesco nel giugno del 2011. Questo sito comprende sette luoghi densi di testimonianze architettoniche, pittoriche e scultoree dell’arte longobarda e la sua importanza risiede nel fatto che la cultura longobarda è stata riconosciuta come una delle basi storico sociali che hanno gettato le fondamenta per la nascita della successiva cultura della civiltà medioevale.
I Longobardi infatti rappresentano la sintesi tra la cultura della tradizione romana, la spiritualità cristiana, le influenze bizantine e il popolo germanico. Nei territori in cui il popolo longobardo stanziò, da Cividale del Friuli a Benevento, essi conobbero l’edilizia, già presente sul territorio, di epoca romana e rielaborano la loro architettura sulla base degli edifici abbandonati. L’Unesco ha riconosciuto al popolo longobardo una grossa eredità linguistica (es: toponomastica), religiosa (es: i santuari per le preghiere) e culinaria.
Ma facciamo un passo indietro. Che cos’è l’Unesco?
L’Unesco è l’organizzazione delle nazioni unite per l’educazione, le scienze e la cultura, e nasce nel 1972 per la tutela del patrimonio culturale mondiale.
Ad oggi sono oltre 930 i beni iscritti nel patrimonio da tutelare, divisi tra luoghi di cultura e ambiente in senso stretto.
Un bene entrato nella lista può anche essere depennato: ogni tre anni infatti è necessario mandare all’Unesco il Piano di Gestione per far conoscere lo stato dei lavori e la prosecuzione dell’attività di conservazione e mantenimento del luogo.
Come è avvenuto il processo di ammissione dei siti longobardi nella lista dell’Unesco?
L’iter di candidatura è iniziato nel gennaio 2008 con l’individuazione dei siti che si richiedeva fossero ammessi1. Il Ministero della Cultura ha dunque fatto un sopralluogo e ha valutato l’autenticità dei luoghi e l’integrità del bene posto a valutazione. Inoltre, dato che il luogo deve essere inserito nei siti patrimonio dell’umanità, è necessario valutare la fruibilità dei beni: essi devono essere aperti al pubblico e visitabili.
Avuta l’approvazione dal Ministero della Cultura, è iniziata la seconda fase, quella della redazione dei volumi. Si tratta di dossier nei quali vengono descritti nei dettagli i beni posti ad ammissione: la loro storia, prima e dopo la loro costruzione, lo stato di conservazione, le modalità di valorizzazione dei beni.. sono molte le indicazioni da fornire.
Una volta redatti i dossier, segue la visita dell’Icomos, un comitato internazionale monumenti e siti, braccio dell’Unesco. L’Icomos invia i suoi ispettori a valutare la documentazione e i luoghi e, dopo molte relazioni, ne esce la relazione di presentazione per l’Unesco.
Quella fatta per i siti longobardi in Italia non è stata troppo lusinghiera: c’erano infatti molte osservazioni su come era migliorabile il progetto. E’ così che la candidatura venne ritirata. Nei mesi successivi vennero inclusi al progetto tutti gli elementi richiesti dall’Icomos, e dopo aver migliorato il progetto è ripartito subito l’iter per l’ammissione. Fornito e analizzata tutta la documentazione, il 25 giugno 2011 “I siti Longobardi in Italia: i luoghi del potere” sono stati ufficialmente ammessi a Patrimonio dell’umanità Unesco.
Vediamo quali sono i sette siti patrimonio Unesco.
Cividale del Friuli (UD)
Cividale del Friuli, che si trova in provincia di Udine, le testimonianze
fondamentali sono il famosissimo Tempietto longobardo e il Complesso episcopale.
Il Tempietto longobardo è in assoluto uno tra gli edifici più complessi ed originali della età longobarda. Ricco apparato decorativo, affreschi raffinati, stucchi figurativi e ornamentali, è probabilmente il monumento meglio conservato dell’età longobarda. Tra gli altri resti, di importanza storica rilevante sono il Tegurio di Callisto, edicola ottagonale che ricopriva il fonte battesimale, e l’Altare di Ratchis, unico manufatto di età longobarda dove è narrato il tema narrativo di carattere biblico.
Brescia
Brescia è entrata nella lista grazie al complesso di San Salvatore e Santa Giulia.
La chiesa di San Salvatore, insieme al Tempietto di Cividale, è uno dei manufatti meglio conservati di epoca longobarda.
Il monastero femminile di Santa Giulia – fondato da Re Desiderio e dalla moglie Ansa, fondatori anche del monastero maschile di Leno – disponeva di strutture per l’accoglienza dei pellegrini e dei poveri. A questo è collegata l’area del Capitolium con i resti del teatro romani del I secolo d.C.
Castelseprio Torba (VA)
Il “Castrum Seprium” di Castelseprio è un sistema fortificato di altura si età romana riutilizzato dai longobardi. Esempio di architettura militare è il Torrione di Torba, utilizzato dai longobardi come monastero femminile.
Terza importante testimonianza, la chiesa di Santa Maria foris portas, ubicata fuori dalle mura, con i suoi affreschi e i ruderi della basilica di San Giovanni Evangelista. Della grande basilica di Castelseprio, a tre navate con abside centrale e absidiola (simile a quella che si poteva trovare a Leno intorno al 1200), rimangono soltanto ruderi.
Spoleto (PG)
La basilica di San Salvatore a Spoleto è un edificio eccezionale per il gusto romano classico a cui è ispirato. Probabilmente di origine funeraria, si trova ora all’interno del cimitero di Spoleto e possiede un impianto basilicale a tre navate con presbiterio diviso in tre parti, coperto nella zona centrale da una struttura voltata su base ottagonale.
Campello sul Clitunno (PG)
Molto simile alla basilica di San Salvatore nella progettualità di ricomposizione longobarda è il Tempietto del Clitunno, un piccolo sacello in forma di tempio con sue portichetti laterali. All’interno è possibile trovare dipinti murali conservati molto bene: questi sono in parte frutto del montaggio di elementi romani di reimpiego e decorazioni eseguiti appositamente.
Benevento
Sopravvissuta alla caduta di Re Desiderio, Benevento cadde in mano ai Normanni intorno al 1076 d.C. Uno dei resti più importanti è senza dubbio la chiesa di Santa Sofia, costruita intorno al 760 come cappella personale del Duca di Benevento, Arechi II per la sua redenzione. A pianta centrale, ha uno spazio interno scandito da colonne e pilastri disposti a formare un esagono e un decagono concentrici. Le colonne utilizzate reimpiegano capitelli di età classica.
Altro elemento importante è il chiostro, ricostruito in età romanica che reimpiega alcuni elementi di edificazione longobarda.
Monte Sant’Angelo (FG)
Nel territorio del ducato di Benevento sorgeva il santuario di San Michele Arcangelo, fondato prima dell’arrivo dei Longobardi. Il complesso si trova a Monte Sant’Angelo e testimonia l’importanza della devozione a San Michele del popolo longobardo. La chiesa, data la sua posizione, divenne nell’età longobarda, una delle ultime tappe cristiane della via che portava a Gerusalemme. La chiesa è frutto di evergetismo, ovvero il mecenatismo antico.