Sono trascorsi due anni da quando Luisito Bianchi non è più tra noi: era il 5 gennaio 2012 quando veniva a mancare, a quasi 85 anni. Eppure, ogni volta che lo si ricorda, la sua forza e la sua passione per la vita e per la gratuità sono presenze costanti. Sacerdote e scrittore, Luisito Bianchi è stata una delle figure più singolari della cultura cristiana degli ultimi cinquant’anni.
Classe 1927, è stato un uomo che ha fatto del concetto di gratuità un vero e proprio stile di vita. Dopo la sua ordinazione sacerdotale, infatti, Luisito ha rifiutato il compenso da parte della Chiesa Cattolica per la sua attività ministeriale. E’ stato quindi prete-lavoratore, dapprima operaio presso la Montedison, e poi inserviente in ospedale. Ha scritto numerosi libri, sia raccolte di poesia che romanzi; tra questi trova particolare rilievo “La messa dell’uomo disarmato”, romanzo sulla Resistenza partigiana combattuta nelle campagne della pianura padana.
Dopo la sua scomparsa, la Fondazione Dominato Leonense si è interessata affinché il patrimonio culturale di Luisito Bianchi non andasse perduto o dimenticato. L’anno successivo ha ricevuto in donazione dagli eredi la casa natale di Vescovato, in provincia di Cremona, ed è stato costituito il Comitato “Doreàn” – Fondo Luisito Bianchi, che si occupa attivamente di gestire e divulgare l’immenso patrimonio di scritti e di valori del prete cremonese.
Ma forse il modo migliore per celebrarlo è proprio ricordare le sue parole, il suo modo di fare deciso ma educato, la sua fortissima passione per la gratuità. Quella gratuità di cui parla anche nell’ultimo libro uscito a novembre 2013, “Lettera all’amico vescovo”, edito dalle Dehoniane nel quale Luisito si rivolge idealmente all’amico vescovo: “Pur gustando la bellezza d’ogni secondo di vita, d’ogni battere di ciglio, d’ogni respiro – ed è un fatto portentoso, sempre nuovo, questa scoperta -, il mio interesse è unico, un continuo essere tra le cose che riguardano la Gratuità del mio Dio e, di riflesso, la gratuità nel raccontarla. A pensarci bene, anche la bellezza dell’attimo di vivere, del respiro, del battere di ciglia o del cuore, è un’immagine di tale Gratuità di Dio e dell’uomo. A esserne coscienti, facciamo in ciò unità, chiesa, per pura grazia.”