La chiesa dei Santi Nazaro e Celso: un luogo da salvare

 

Immersa nel verde della pianura, tra campi coltivati e rigogliosi filari di alberi, a pochi passi dall’abitato di Leno lungo la strada che conduce a Calvisano, sorge la chiesa campestre dedicata ai Santi Nazzaro e Celso, fra i primi martiri cristiani uccisi a Milano dall’imperatore Nerone.

chiesa_bamPer secoli, la chiesetta ha rappresentato il punto di riferimento per tutti gli abitanti della Località Pluda. In un passato non troppo lontano questo era un luogo vivo; dietro la chiesetta c’era la casa del cappellano-eremita, fornita di un piccolo orto e di una stalla; un grande viale alberato collegava la chiesa con la via che da Leno porta a Calvisano, da dove arrivavano festosi i tanti bambini che frequentavano la vicina scuola elementare e che la domenica si riunivano per il catechismo. Dallo stesso viale giungevano le spose, che fino agli anni ’60 sceglievano questa piccola e riservata chiesetta per la celebrazione del loro matrimonio. Tante sono le storie e i ricordi legati a questa chiesa, un autentico tesoro disperso nelle nostre campagne.

Purtroppo negli ultimi decenni abbiamo assistito al completo degrado e abbandono dell’oratorio di San Nazzaro, che gli studiosi fanno risalire ai tempi della costruzione dell’abbazia benedettina di Leno, i tempi in cui il bresciano Desiderio veniva incoronato re dei Longobardi.

La chiesa si presenta oggi mutilata del tetto, della pavimentazione e dell’altare; rimangono deboli tracce degli affreschi chechiesa foto anni 90 abbellivano le pareti e sono dispersi quasi interamente i quadri e le statue che ornavano l’interno. Il campanile, solitario e orgoglioso come se volesse proteggere questo antichissimo monumento, è rimasto in piedi.

Contro questo inaccettabile stato di degrado e rovina la Fondazione Dominato Leonense ha iniziato lo scorso anno ad interessarsi a questo luogo, la cui difficile situazione era stata presentata da alcuni soci durante l’annuale assemblea. All’inizio degli anni ’90 circa 80 famiglie di Leno, soprattutto residenti in località Pluda, avevano preso a cuore le sorti della chiesetta, creando un gruppo che aveva l’obiettivo di rintracciare i legittimi proprietari ed avviare le operazioni di restauro. Per prima cosa c’era infatti un mistero da svelare: di chi è la chiesetta? Di sicuro, fino al secolo scorso era di proprietà del comune di Leno, che l’avrebbe venduta alla società Crosti e Borsa nel 1880. Poco o nulla si sapeva dei successivi passaggi, se non che la chiesetta era stata correttamente conservata dalla famiglia Gatti di Leno fino agli anni ’60, quando fu definitivamente abbandonata.

foto anni 90 - 2Il gruppo nel frattempo aveva interpellato la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, per concordare un progetto di recupero. La Soprintendenza, in una lettera datata 7 aprile 1994, confermava che “l’edificio documentato dal XII secolo come oratorio della grande abbazia altomedioevale di S. Benedetto, e l’area agricola immediatamente circostante, interessata da affioramenti di materiali che indicano la presenza nel sottosuolo di resti di una villa d’età romana, sono di sicuro interesse archeologico.” Stimolato da queste importanti dichiarazione, il geom. Carlo Pasini aveva steso gratuitamente un progetto di ristrutturazione, in attesa della firma dei proprietari che, nonostante estenuanti ricerche negli archivi notarili di Leno e di Brescia, non riuscirono a identificare. Il comitato aveva anche trovato i fondi necessari alla ristrutturazione, ma era comunque necessaria la presenza di un ente giuridico che si assumesse la responsabilità dell’operazione e al tempo non si riuscì ad individuare i proprietari.

Da settembre 2006 la Fondazione ha intrapreso una nuova ricerca orientata all’accertamento della proprietà dell’oratorio, identificando con certezza nella famiglia Gatti i legittimi proprietari. Le sorelle Gatti, molto legate a questo storico edificio e desiderose di vederlo splendere di nuovo, si sono dichiarate subito disponibili a fare una donazione. Anche per la Fondazione non sono mancate le problematiche: fra un alternarsi di speranze e delusioni, si è cercato di recuperare i documenti necessari per redigere l’atto di donazione. Solo a febbraio 2007 il notaio ha potuto fissare il giorno dell’atto tanto atteso: il 29 marzo 2007 la famiglia Gatti ha donato alla Fondazione l’oratorio dei Santi Nazzaro e Celso, una data storica perché ha posto fine all’abbandono in cui da anni versava questo importante luogo.

 

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